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          BOLLETTINO '900 - Discussioni / B , novembre 1997             Successivo

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Armando Gnisci
Sul Nobel a Fo

Tra coloro che propongono le candidature all'Accademia svedese che assegna
il Nobel per la letteratura ci sono anche i professori di Letteratura
comparata. Tutti i tipi di letterati italiani che frequentano la
comunicazione di massa sono stati chiamati ad esprimere il loro plauso o
disgusto per il Nobel a Fo, ma a nessun comparatista e' stato chiesto un
parere, come dire?, tecnico. Io faccio il comparatista e il Nobel a Fo mi ha
molto soddisfatto e divertito. Ma non e' questo il punto, come diceva De
Mita. Il punto e' di fornire al pubblico italoleggente qualche argomento di
giudizio diverso da quelli di chi pratica innanzitutto la propria
letteratura nazionale e cosi' e' abituato a pensare e ad esprimersi-
nazionalcentricamente, anche se ha letto Handke e Garcia Marquez e li cita
il piu' frequentemente possibile - anche quando si tratti di una questione
assolutamente internazionale, che piu' internazionale non si puo', come
l'assegnazione del Nobel.

Lasciamo da parte la schiera di quelli che plaudono: hanno le loro ragioni,
anche se spalmate di inevitabile nazionalismo. Uno per tutti, Sua Raita' Enzo
Siciliano:"il teatro di Fo nasce da una costola dello spirito italiano che a
negarlo si fanno figuracce...il premio che si e' guadagnato e' l'onore che va
a un carattere prezioso della nostra storia e della nostra
antropologia"(amen). Consideriamo, invece, i disgustati. Lasciamo senz'altro
stare i diretti delusi (in testa Luzi, a ruota Zanzotto e Bertolucci, di
poco staccati Bonaviri, Consolo e Malerba, a 33 giri, ma sempre in corsa,.
Bevilacqua) e veniamo ai grandi critici vigenti, autorevolissimi e di
solida tempra moralistica: l'ex-professore Berardinelli e il professor
Ferroni. Il primo: con Fo gli accademici svedesi si sono grossolanamente
sbagliati; due le possibili spiegazioni:scarsissima conoscenza della
letteratura italiana contemporanea o stereotipismo antropologico volgare, di
quelli che vedono gli italiani sempre come cantanti e buffoni. Ferroni e' piu'
equilibrato e solenne:"Non si tratta di uno sberleffo al mondo accademico [
come aveva esclamato Eco, felice] ma di uno schiaffo a tutta la letteratura
italiana, a quello che essa ha fatto in questa seconda meta' del secolo...e
si tratta anche di uno schiaffo alla cultura di sinistra...".

Quali sono, invece, le ragioni del comparatista? 1) I colleghi
italocentrici partono dal pregiudizio che l'Accademia nordica assegni il
Nobel sulla base di un giudizio di gusto, mai dichiarato pero', di cui essi -
i professori ordinari (e simili) di letteratura italiana in Italia - sono i
veri custodi: la qualita' poetica sublime e "appartata" dei grandi spiriti.
Come si riconoscono? Dalle fotografie di loro che alzano la testa un po'
stralunati da una scrivania in ombra, o di loro che che guardano il cielo da
dietro i vetri di una finestra in cui si riflettono le nubi, sognanti,
perplessi, profondi e allocchiti. Tipo? Tipo: Luzi, Zanzotto...Bevilacqua. A
mio vedere, l'Accademia svedese, invece, premia seguendo il metodo dello
spirito giovanneo:"ubi vult". Nel 1953 ha dato il Nobel letterario a W.L.S.
Churchill (avete capito bene!); l'anno scorso ha premiato "una poetessa
polacca ottantenne, sconosciuta e che scrive tre poesie l'anno" (Nobelfo).
Perche'? Non lo so. Ma possiamo parlarne. 2) I professori italiani - Bocarlo
in testa - pensano che l'Accademia svedese si regoli tenendo presenti i
primi posti delle graduatorie nazionali degli scrittori stilate dai
professori delle proprie letterature nazionali, nazione per nazione. Detta
cosi', alla maniera straniante dei comparatisti, non vi sembra una assurdita'?
E invece: se viene premiato Montale, tutti contenti, visto che e' il primo
in graduatoria, se premiano Fo...sgomento e raccapriccio, non era in lista,
non e' nemmeno uno scrittore, ecc. Controprova dell'italianista offeso: alla
scelta di Fo non controbatte: Saramago, Rushdie, Naipaul, Glissant, Grass,
Atwood...ma Luzi, Zanzotto...Bevilacqua.

Come comparatista credo di poter affermare che il Nobel premi negli
scrittori la loro mondialita' e non certamente un supposto genio nazionale,
stabilito dai professori-critici nazionali. E comunque "W Fo". Motivazione?
Quella dei giudici svedesi:"perche' dileggia il potere restituendo la dignita'
agli oppressi".



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© Bollettino '900 - versione e-mail
Electronic Newsletter of '900 Italian Literature
DISCUSSIONI / B, novembre 1997. Anno III, 6.

Redazione: Vincenzo Bagnoli, Daniela Baroncini, Stefano Colangelo,
Eleonora Conti, Stefania Filippi, Anna Frabetti, Federico Pellizzi.

Dipartimento di Italianistica
dell'Universita' di Bologna,
Via Zamboni 32, 40126 Bologna, Italy,
Fax +39 051 2098555; tel. +39 051 2098595/334294.
Reg. Trib. di Bologna n. 6436 del 19 aprile 1995.
ISSN 1124-1578

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