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          BOLLETTINO '900 - Discussioni / B, settembre 1998             Successivo

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Guido Michelone
Sul "Pulp"

I ripetuti attacchi, su quotidiani e riviste, di cui sono
stati di recente oggetto i cosiddetti scrittori pulp da parte
di giornalisti, accademici, poeti laureati, sembra frutto di
una polemica sterile nonche' di calcoli individuali e soprattutto
di grossi equivoci sul piano della messa a fuoco culturale.
Sotto quest'ultimo aspetto il lettore non capisce e non
puo' nemmeno lontanamente intuire i motivi di tanta acredine,
se non ricorrendo a categorie extraletterarie (antipatie
personali, invidie, ecc.) o a principi molto poco etici
(concorrenza sleale, lotte intestine fra industrie editoriali,
ecc.).

Il fatto e' che gli accaniti nemici dei pulp (termine fra
l'altro discutibile e da rivedere), non sanno secondo me motivare,
giustificare, razionalizzare l'attacco ai propri bersagli. "E'
brutto, non mi piace e basta!" sembrano in definitiva le ragioni
delle crociate contro i pulp. Solo una questione di gusto? Magari,
come sempre, collegabile ad uno scontro generazionale (vecchi e/o
giovani)? O forse il vacillare di poteri sclerotici, di un sistema
intellettuale che, nonostante qualche scossone, ancora per tutto
il Novecento e' vissuto sul parassitismo cortigiano e
non ha mai voluto mettersi in discussione o in disparte?

Non si sta, per contro, parlando di una letteratura
rivoluzionaria, ma semplicemente di un fenomeno che
addirittura puo' risalire alla fine degli anni Settanta
(la novita' di Pier Vittorio Tondelli), concernente una
linea narrativa - quasi sempre latitante nella storia
letteraria nazionale - in cui il binomio arte/vita e' risolto
invece, dai pulp, con l'abbandono dell'autoreferenzialita'
tipica di precedenti e coevi modelli di scrittura (e di
comportamento) e con una duplice conseguente adozione:
da un lato dei registri espressivi vicinissimi ad altri
linguaggi artistici e massmediali (musica, fumetto, cinema,
stampa, televisione) e di una lingua a sua volta proiettata
sulle molteplicita' dei suoi usi correnti (come una sorta
di oralita' di ritorno diretta non solo al parlato e al
quotidiano, ma pure al bizzarro, all'insolito, al colto, al
diverso).
Dall'altro, i pulp impiegano le strategie comunicative
aggiornatissime del marketing e della pubblicita' in modo che
questa letteratura diventi 'di successo' e visibile a fasce
anche indifferenziate di pubblici eterogenei (nonostante
prevalga comunque, suo malgrado, ancora una "targetizzazione"
giovanile o giovanilista), quasi con l'imperativo autoironico
del 'tutto e subito'. Quest'ultima presa di coscienza non
dimostra affatto un adeguamento all'estetica dell'instant
book (che appartiene invece alle manovre indiscriminate della
produzione mercantile di tipo pseudosaggistico), bensi'
cresce dalla necessita' di vivere, piegare o al contempo
subire tragicomicamente il presente nella propria veloce
immediatezza cosi' come viene restituito al mondo dalla post
modernita' a sua volta intesa quale evento-simulacro
predisposto a parafrasare la cultura e la realta'.

Il problema che per tutti ora si pone, per evitare
in futuro le cadute di tono sui pulp o su chiunque altro,
e' quello di cercare di favorire una attivita' di paratesto
(o in altre parole di una critica autorevole) che
sappia interpretare e rileggere i pulp in questa dimensione
pluricodicale, fra allargamenti incroci misture transiti
meticciati sinestesie. Insomma non si possono comprendere e
dunque spiegare Aldo Nove o Tiziano Scarpa, per citare i due
estremi del fenomeno, senza aver studiato l'alto e il basso
dei momenti culturali oggi ricorrenti, andando ben oltre
eventuali ripensamenti sulla prevalenza quantitativa (o peggio
qualitativa) del basso sull'alto e viceversa, ecc., ecc.
Il rock, i manga, il supermercato, le videocassette, i discorsi
sui media (piu' che i media stessi), le letture giovanili,
l'erudizione liceale, la tesi di laurea, le discoteche, le
case editrici, cio' che rimane della politica e la
frequentazione degli amici, sono i veri punti essenziali
del bagaglio integrale dei pulp che hanno forse sostituito
l'immacolata divina ispirazione o il 'fare il verso a' di
tanta, troppa letteratura passata, con un approccio (e un
risultato) piu' ingarbugliato, eccentrico, sporco, centrifugo,
ma forse per questo anche piu' genuino, vitale, sincero,
credibile.

Piccola bibliografia sul Pulp

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Discussini / B, settembre 1998. Anno IV, 5.

Direttore: Federico Pellizzi
Redazione: Daniela Baroncini, Eleonora Conti,
Stefano Colangelo, Stefania Filippi, Anna Frabetti,
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ISSN 1124-1578

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