Note:


1 È questo uno degli argomenti avanzati da Umberto Eco in una conferenza tenuta nel novembre 1996 alla Columbia University dal titolo "From Internet to Gutenberg" e leggibile tuttora on line: <http://www.hf.ntnu.no/anv/Finnbo/tekster/Eco/Internet.htm>

2 Dico subito, a scanso di equivoci, che, a differenza del guru Negroponte, attribuisco a quest'ultimo termine un valore non para-ontologico ma piuttosto pragmatico, legato com'è inscindibilmente alle pratiche sociali e culturali consentite o addirittura imposte dalla "digitalizzazione" in corso. Il saggio della Kaplan "E-literacies: Politexts, hypertexts and other cultural formations in the late age of print", è leggibile in rete al seguente indirizzo: http://sunsite.unc.edu/cmc/mag/1995/mar/kaplan.html.

3 Federico Pellizzi, Agli interconnessi, in "Bollettino '900", 0, (1995), p. 1. Leggibile all'indirizzo:
http://www.comune.bologna.it/iperbole/boll900/interc1.htm

4 J. Hillis Miller, "The Ethics of Hypertext" in: "Diacritics", 25.3, (1995), p.31.

5 Ecco una possibile definizione "tecnica" del WWW: un flusso di informazione e comunicazione ad interfaccia grafico e multimediale tra migliaia di computers secondo un sistema standardizzato di indirizzi e secondo un formato che consente all'utente di manipolare, trasferire, ricevere una varietà di "im-materiali" o "oggetti" digitali (testi, immagini, video, animazioni, segmenti di suono), virtualmente senza ostacoli e confini grazie a collegamenti (links) di tipo ipertestuale. Tra parentesi, lo sviluppo delle tecnologie legate al Web è promosso da un consorzio in cui MIT ha un ruolo centrale. Qualche accenno "storico": il WWW ha conosciuto una crescita esponenziale a partire dall'autunno del 1993, dall'avvento cioè del browser Mosaic, prodotto dal National Center for Supercomputing Applications dell'Università dell'Illinois, presto rimpiazzato da Netscape cui si è ora affiancato (in una competizione dagli esiti incerti) Explorer della Microsoft, programmi entrambi che consentono la navigazione multimediale o ipermediale del Web e, soprattutto, un'integrazione progressiva del numero crescente di funzioni che è possibile svolgere sul desktop, lo scriptorium virtuale del nostro personal computer (sono già disponibili programmi di word processing che producono automaticamente pagine codificate per il Web in html - hypertext markup language - e la nuova generazione di microprocessori e sistemi operativi è pensata direttamente in funzione della ipermedialità del Web).

6 È ancora (o anche) questa alfabetizzazione o pseudo-tale? -- si chiede Eco nella conferenza citata. La stessa divisione tra il "cattolicesimo" del Macintosh e il "protestantesimo" di IBM lanciata da lui scherzosamente in una bustina di Minerva di qualche anno fa sembra ormai superata dall'avvento di Windows '95 e dei browsers (Netscape versus Explorer): ma nella cultura informatica di base rimane una sottile divisione tra esoterismo (tecnicismo) dell'acronimo e vulgata dell'icona. Per non parlare della crittografia propriamente detta, ossia delle forme di protezione del segreto e della privacy in un regime del dominio pubblico.

7 Gli scenari futuribili (ma già incombenti) prevedono ad esempio la possibilità che gli studenti di MIT (e quelli di Brown) nel giro di pochi anni abbiano a disposizione computers delle dimensioni di un libro con collegamenti senza fili (via radio) ad Internet. L'unica limitazione reale, fisica (per così dire) di questi nuovi dispositivi sarebbe la tecnologia delle pile elettriche che stenta a star dietro agli sviluppi sbalorditivi della microelettronica. È più facile prevedere che collegamenti Internet ad alta velocità saranno disponibili a molti nelle loro case, principalmente tramite la TV via cavo. Poiché il Web richiede comunicazioni ad alta-velocità dal server al browser, ma non viceversa, questa asimmetria sembra adattarsi perfettamente alle tipiche configurazioni hardware della TV via cavo. Un altro sviluppo già in atto è non tanto la proliferazione di browsers che la logica del mercato tecnologico sembra invece ostacolare, quanto lo sviluppo e la proliferazione di un ampio numero di programmi speciali che provvedono, funzionando su servers, servizi interattivi ad alta specializzazione per il Web. Queste estensioni delle capacità operative dei sistemi, come ad esempio Java (un linguaggio che consente di scaricare da un server programmi eseguibili su un browser) sono di grande importanza per le attività educative in rete.

8 Cfr. ancora Hillis Miller, art. cit. p. 27. Il sistema americano dell'istruzione universitaria, basato su di un modello competitivo privato-pubblico di mercato, è ovviamente già in sé una prefigurazione di questa università "post-humboldtiana".

9Pierre Lévy, L'intelligence collective. Pour un anthropologie du cyberspace, Paris: La Découverte, 1994 (tr. it. di Donata Feroldi, Milano: Feltrinelli, 1996, pp. 126-127).

10Jay Bolter, Writing Space: the Computer, Hypertext and the History of Writing, Hillsdale, N.J.: Erlbaum, 1991.

11 Cfr. Armando Petrucci: "Leggere per leggere: un avvenire per la lettura", in: Storia della lettura, a cura di Guglielmo Cavallo e Roger Chartier, Bari: Laterza, 1995, pp. 436-37.

12 Questo è vero tanto degli immigrati messicani nella California settentrionale in grado di ricevere via cavo almeno tre canali e di ascoltare le molte stazioni radio in lingua spagnola, noleggiare le stesse videocassette o acquistare gli stessi CD di musica folk o pop che amici o famigliari noleggiano o acquistano in Messico, quanto di quelle nuove "comunità interpretative" della comunicazione massmediatica che si identificano e coagulano attorno a forme disparate di consumo-discorso quali, ad esempio, le liste di discussione alimentate dalla passione per Star Trek o per la letteratura italiana (queste ultime decisamente in minoranza).

13 Jack Goody, The Interface Between the Written and the Oral, Cambridge, Cambridge University Press, 1987, p. 56.

14 Richard Lanham, The Electronic Word. Democracy, Technology and the Arts, Chicago, The University of Chicago Press, 1993, p. xiii (corsivi miei).

15 Cfr. Umberto Eco, Afterword a The Future of the Book curato da Geoffrey Nunberg per i tipi della Univ. of California Press, 1996.

16 Cfr. George Landow, Ipertesto. Il futuro della scrittura, trad. it. di Bruno Bassi, Bologna: Baskerville, 1993, postfazione all'edizione italiana, p. 252. La pubblicazione del libro di Landow come ipertesto in un CD-Rom come si dice in gergo "ibrido" e consultabile in rete, illustra questo passaggio forse meglio di ogni altro esempio: "...è prevedibile che i miei studenti leggano Ipertesto da scrilettori (Wreaders) - da lettori attivi, addirittura aggressivi, che possono aggiungere collegamenti, commenti e sottotele proprie alla versione principale in cui è stata trasformata la versione a stampa..." La stessa definizione di Wreader (o scrilettore) viene dunque ad attuarsi nel passaggio da un medium all'altro e il testo di Landow non può che sperimentarne (o scontarne) le conseguenze.

17 Per gli svariati interventi di Harnad si rimanda a: http://www.princeton.edu/~harnad/intpub.html.

18 http://ccat.sas.upenn.edu/jod/teachdemo/www.html.

19 Tra le svariate modalità con cui i nuovi strumenti stanno influenzando le pratiche "pubbliche" e "private" della comunità accademica umanistica, promuovendo la circolazione dell'informazione e del work-in-progress, vi sono poi anche le cosiddette liste di discussione o newsgroup e, ovviamente, la comunicazione diretta via posta elettronica: tutte insieme queste forme della nuova connettività vanno a configurare globalmente una sorta di rinascita dello spirito cosmopolitico-enciclopedico (e, localmente, di quello umanistico) anche se, per esperienza, il funzionamento di questi nuovi salons massificati della società accademico-letteraria internazionale è per ora molto limitato (e francamente frustrante). Se l'informazione tende a circolare con più rapidità, l'interazione comunicativa (almeno nel campo dell'italianistica) non mi risulta abbia ancora raggiunto una intensità da calor bianco...

20 Sulla metaforesi "democratica" punta decisamente Richard Lanham, cfr. la sua prefazione, cit., a The Electronic Word. L'altro lato della metaforesi "democratica" che avvolge il WWW -- come si accennava sopra -- è, non a caso, l'insistenza sulle componenti crittografiche, sulla protezione codificata del "segreto" o della privacy in un medium che proclama a spron battuto una nuova frontiera dell'alfabetizzazione aperta a tutti.

21 Dal canto suo, Umberto Eco giunge a dire che se è vero che si avverte oggi la necessità di un nuovo training educativo, in esso i libri avranno sempre una funzione e avremo bisogno di nuovi manuali a stampa che ci aiutino a misurarci criticamente con il WWW. Cosa quest'ultima che, almeno a giudicare dai metodi di apprendimento delle nuove generazioni, è lecita dubitare.

22 Una delle più suggestive aree di indagine aperte dalle nuove tecnologie, a questo proposito, è la riconfigurazione dei parametri o paradigmi spazio-temporali della "lettura", a partire dallaattivazione tipica di certi dispositivi ipertestuali: "l'interconnessione invisibile tra lettura, la relazione tra il corpo, il testo, e mappatura (mapping) " mentale o cognitiva, "la relazione tra corpi e spazio..." nei nuovi ambienti "virtuali" in cui leggere e "scrivere" diventano sempre più funzioni complesse e (quasi) simultanee. Mireille Rosello, "The Screener's Maps: Michel de Certeau's <<Wandersmänner>> and Paul Auster's Hypertextual Detective", in: Hyper/Text/Theory, a cura di George Landow, Baltimore and London: Johns Hopkins University Press, 1994, p. 129.

23Traggo questa citazione dall'introduzione a Domenico Fiormonte, Il Logonauta, di prossima pubblicazione (Minimum Fax, Roma, 1997), un'interessante rassegna del dibattito sulla "scrittura" elettronica.

24 Cfr. The Future of the Book , cit., pp. Che Trithemius fosse anche un maestro di crittografia, a questo proposito, non sorprende affatto.

25 "What's a Critic to Do? Critical Theory in the Age of Hypertext", introduzione a Hyper/Text/Theory,, pp. 36-37.

26 Una prospettiva aperta ad esempio da Elizabeth L. Einstein col suo The Printing Press as an Agent of Change (1980) tr. it. La rivoluzione inavvertita. La stampa come fattore di mutamento, Bologna: Il Mulino, 1985. Ma varrebbe la pena di ricordare almeno i lavori di Armando Petrucci (in area italiana) e Roger Chartier in area francese.

27 Hyper/Text/Theory,, p. 36.

28 Michael Joyce, On Two Minds: Hypertext Pedagogy and Poetics, Ann Arbor: University of Michigan Press, 1995.

29 Ivi, p. 39. Ad una prospettiva critica che relativizza storicamente e strutturalmente i "valori" del "letterario" per ritrovare o mettere in questione le ragioni della sua autovalidazione, se ne affianca così un'altra più radicalmente decostruttiva che tende a ridurre il "letterario" a puro "effetto tecnologico" per liberare il potenziale represso nella scrittura svincolata.

30 Di Gregory L. Ulmer sono da vedere: Applied grammatology: post(e)-pedagogy from Jacques Derrida to Joseph Beuys, Baltimore: Johns Hopkins University Press, 1985; Teletheory : grammatology in the age of video, New York: Routledge, 1989; Heuretics. The Logic of Invention, Baltimore: Johns Hopkins Univ. Press, 1994 da cui è tratta la citaz., p.31, corsivo nel testo).

31 Heuretics, cit., p. 17.

32 Lanham, cit., pp. 34-sgg.

33 Anche la linea decostruzionista alla Ulmer non manca di accendersi di toni eretico-millenaristici. Da Socrate a Ramus a Derrida, i profeti della nuova logica (o retorica), sostiene Ulmer, hanno fatto tutti, guarda caso, una brutta fine (Derrida fortunatamente ancora no). Se viene da sorridere pensando a Derrida come a un altro Salman Rushdie, colpito dagli strali di una scomunica accademica occidentale da parte di chi, per partito preso, non lo legge, non è nondimento privo di interesse, se non altro nelle sue motivazioni, il tentativo di Ulmer di pensare, nel vivo di una sperimentazione che sia al contempo critica e pedagogico-didattica, una retorica ispirata al "decostruzionismo" che a sua volta non rappresenti un semplice "salto" metaforico (una catacresi o un buco nero, alla Hillis Miller) ma sia invece una "decostruzione" della predominante retorica tecnologica della "nuova frontiera" (di baconiana memoria). Dalla topografia alla "corografia" (da chora, opposta a frontiera): l'organizzazione spaziale e cognitiva del sapere va ristrutturandosi in un sintomatico ritorno "post-grammatologico" a Platone (si vedano il cap. 5 e quello conclusivo di Heuretics).

34 Bolter, cit., p. 26.

35 Lanham, p. 214.

36 Hillis Miller, art. cit., p. 38.

37 Ibidem.

38 Non a caso risale proprio alla data cui si fa solitamente coincidere, con l'avvento del browser Mosaic, il salto esponenziale nello sviluppo del WWW (il 1993) anche l'inizio ufficiale del nostro progetto, dopo una fase di sperimentazione con un altro sistema ipertestuale di più modesta portata e dalle minori potenzialità multimediali ma altamente interattivo,Storyspace, (l'ipertesto dei poveri come l'hanno astutamente definito i suoi creatori alla Eastgate di Cambridge, Massachusetts, Stuart Moulthrop e Michael Joyce, non a caso due tra i pionieri della narrativa ipertestuale). Sarebbe falsamente ingenuo negare che la nostra scelta di abbandonare gli interstizi di Storyspace per avventurarci nell'iperspazio ben più vertiginoso (e insidioso) del Web, ha avuto a che fare da una parte con la logica interna del nostro lavoro (le finalità e la complessità crescente del Decameron Web nella sua progettazione se non proprio, ancora, nella sua piena realizzazione) dall'altra appunto con la svolta tecnologica di cui stiamo discorrendo. Per un'introduttiva illustrazione di questa esperienza, sia consentito rimandare a: Massimo Riva, "Il Decameron come ipertesto: un'esperienza didattica alla Brown University", in Lingua Letteratura Computer, a cura di Mario Ricciardi, Torino, Bollati-Boringhieri, 1996, pp. 117-137 (scritto in collaborazione con Giorgio Melloni, Michael Papio, Sergio Parussa, Giuliana Picco, Giuseppe Strazzeri). Il Decameron Web è raggiungibile al seguente URL: <http://www.brown.edu/Research/Decameron/>.

39 Cfr. ad esempio Brandt, Deborah. Literacy as involvement: The acts of writers, readers and texts, Carbondale: Southern Illinois University Press, 1990. Tale prospettiva estende le note teorie bachtiniane sulla "multivocalità", la ricchezza intertestuale, l' "eteroglossia" ecc. sviluppate specialmente nei saggi raccolti in traduzione inglese in Speech Genres and Other Late Essays al dialogo, esterno al mondo testuale, del testo coi suoi lettori (o, in questo caso, scrilettori). Di questo passaggio da strumento ad ambiente è stato catalizzatore appunto il WWW.

40 Nel nostro esperimento, siamo partiti dal confronto di due modelli semiotici: quello di enciclopedia e quello di "grammatica"; per semplificare, direttrice teorica del nostro progetto era appunto la valorizzazione del Decameron tanto come "enciclopedia narrativa" della cultura medievale, quanto come "grammatica" di codici narrativi, macchina narratologica (più o meno celibe), dall'altra. In altre parole, un plesso testuale, un modulo da cui partire per esplorare (ipertestualmente) due sistemi possibili della formazione e della comunicazione letteraria.

41 Per una discussione di alcuni di questi aspetti sia consentito rimandare al saggio, di imminente pubblicazione, di Michael Papio e Massimo Riva, "La novella tra testo e ipertesto: il Decameron come modello", in: La novella italiana dal primato allo scacco, a cura di Gian Mario Anselmi, Milano: Bruno Mondadori, 1997.

42 Il salto sul WWW ci ha dato la possibilità di allargare l'accesso alle risorse disponibili in rete, collegando il nostro progetto a progetti simili, innanzitutto alle grandi banche dati in via di costituzione e segnatamente a quelle che già si offrono come risorse per gli studi medievali (Labyrinth, ORB, i vari progetti su Dante e la Commedia o su Chaucer, tanto per citarne alcuni) allargando il tiro (e qui entra in gioco la capacità di cercatori o navigatori degli studenti) ad ogni tipo di informazione pertinente accessibile in rete, indipendentemente da confini disciplinari o provenienza geografico-culturale, in un raggio virtualmente senza limitazioni, tanto per dare alcuni esempi in direzioni diverse: dalle definizioni e la discussione teorica sul concetto stesso e le applicazioni di "ipertesto" nella teoria letteraria, alla storia della peste e delle epidemie, dai trattati medievali alla moderna biomedica, alla visualizzazione artistica del Decameron, in un universo comunicativo-dialogico con molteplici centri gravitazionali.

43 È a mio avviso significativo che questa esperienza in un contesto culturale differente si incontri con la riflessione più avanzata in Italia sulla didattica per la scuola secondaria (mentre se non vado errato una simile riflessione a livello universitario è ancora piuttosto carente). Mi riferisco qui alle proposte e metodi per l'educazione letteraria elaborati presso l'IRRSAE Emilia Romagna e adesso contenute nel volume La letteratura per unità didattiche, a.c. di Adriano Colombo (La Nuova Italia, 1996). Vi trovo un'interessante definizione di un'ipotesi di "curricolo modulare, che negli ultimi tempi si è andata affermando in alcuni settori della pedagogia e della aministrazione scolastica...": "In questa prospettiva, il curricolo di una disciplina non è un percorso lineare e rigido, ma è costituito da una serie di blocchi di conoscenza e di esperienza, ciascuno dotato di una certa autonomia, di coerenza interna, di propri obiettivi e verifiche: essi sono in parte intercambiabili, in quanto equipollenti dal punto di vista informativo, e si combinano in un disegno coerente ma flessibile..." Questa descrizione, pur se non riferita direttamente ad un organizzazione informatico-ipertestuale del sapere, sembra certamente alludervi, in prospettiva (segno di un'altra convergenza tra teoria/didattica letteraria e tecnologia informatica). La costruzione di ipertesti in rete (o su supporto CD-Rom, magari ibrido o connesso alla rete come consentito dai nuovi sistemi operativi e dai nuovi processori) può certamente conformarsi a ed arricchire i criteri operativi delineati dalla costruzione di questo nuovo curricolo (cito nuovamente Colombo): "centralità dei testi rispetto ai quadri storici e alla metodologia d'analisi; centralità del lettore studente, con la sua cultura, i suoi bisogni, il suo immaginario [anche tecnologico]; insegnamento letterario come insieme di operazioni da compiere sui testi insieme agli studenti". Cfr. La letteratura per unità didattiche. Proposte e metodi per l'educazione letteraria, a.c. di Adriano Colombo, Firenze: La Nuova Italia, 1996, p. 11 e 14. Non è un caso che il passo successivo che contiamo di compiere nel prossimo futuro sia l'insegnamento in team di un'opera come il Decameron, insieme a docenti di storia, storia dell'arte ecc., sfruttando il Decameron Web come archivio comune.


Bollettino '900 - Electronic Newsletter of '900 Italian Literature - © 2000

2000, n. 1-2